Tra Prodi e il segretario di Stato confronto molto franco, le posizioni sono rimaste distanti
Bertone: "La Chiesa non fa discorsi politici, quello della famiglia è un discorso di dottrina" di GOFFREDO DE MARCHIS
ROMA - Romano Prodi alla fine è soddisfatto. Per la dichiarazione pubblica resa dal cardinale Tarcisio Bertone. Perché "in questo clima le distanze con la Chiesa potevano anche allargarsi". Ma il colloquio a quattr'occhi tra il presidente del Consiglio e il segretario di Stato vaticano racconta anche un'altra storia.
Se è vero che non si è consumata una rottura, è anche vero che non c'è stato un avvicinamento.
L'incontro è stato "serio e sereno", come viene descritto ufficialmente dai protagonisti. Ma anche molto molto franco. Sul tema della famiglia, sul disegno di legge del governo che regolamenta le unioni di fatto. Venti minuti di faccia a faccia. Prima dell'incontro tra le delegazioni e del ricevimento.
Colloquio più lungo del previsto. Lo aveva chiesto il premier ed è stato lui a prendere la parola. Lamentandosi per le prese di posizione delle gerarchie.
"Mi addolorano le vostre parole sul nostro progetto. Non riesco ad accettare questa mancanza di comprensione da parte della Chiesa per una legge che non mette in discussione la famiglia". Insomma, Prodi è partito attaccando. Un modo per ottenere un chiarimento vero, fuori dalle schermaglie diplomatiche.
Bertone è stato altrettanto netto. Autorizzando l'impressione che anche dopo la giornata di ieri, dopo la festa per i 78 anni dei Patti lateranensi, sui Dico le distanze rimangono quasi abissali e che il gelo non è stato sciolto. "Presidente, la Chiesa non fa discorsi politici, guarda ai contenuti - ha chiarito il segretario di Stato -. Quello della famiglia è un problema di dottrina. E il Vaticano ha tutto il diritto di parlare di dottrina".
Del resto, la prova che né il presidente della Cei Camillo Ruini né altri rappresentanti della Curia stiano occupando uno spazio politico o praticando un'ingerenza sulle decisioni del Parlamento italiano, è incarnata da una figura sopra le parti. "Lo vede anche lei, il Papa interviene quasi tutti i giorni sui problemi della famiglia", ha osservato Bertone. Come dire che è il capo spirituale dei cattolici a voler arginare politiche opposte ai precetti della Chiesa. E che non si può accusare il Pontefice di fare il capopartito, accusa usata sempre più spesso dai laici contro il cardinale Ruini.
Dopo un colloquio così serrato, quale elemento nuovo fa sorridere il Professore? Prodi, durante le varie tappe del pomeriggio nell'ambasciata italiana presso la Santa sede, ha colto alcuni messaggi positivi. "Per me è già un successo che i Dico non siano diventati il tema chiave dei colloqui bilaterali", ha spiegato ai suoi fedelissimi rientrando a Palazzo Chigi.
Ovviamente, la nota annunciata dal presidente della Cei non è scongiurata. Ci sarà, ma si è capito, dopo gli incontri di ieri, che le gerarchie vogliono rimanere nel solco "del messaggio dottrinale", senza sconfinare nel diktat politico. (
speriamo)
Ciò non toglie nulla al rilievo di un atto molto atteso, destinato ad avere un effetto fortissimo. Ma un nuovo possibile scontro è stato almeno rimandato e le parole di Bertone, alla fine della cerimonia, sono piaciute a Palazzo Chigi.
Sicuramente il governo non cerca strappi. Per questo c'è un Prodi dispiaciuto per gli interventi della Curia. Ma anche un Prodi preoccupato che racconta "della voce di preti pronti a manifestare contro i Dico". Il corteo di Vicenza, i dissensi della sinistra radicale, si possono arginare, ma i prelati in piazza "sarebbe troppo", commenta il premier. Ecco perché ieri le due istituzioni hanno cercato di smussare gli angoli, per quanto possibile. Durante il ricevimento Ruini ha fatto solo un accenno ai Dico: "Questi temi riguardano il Parlamento e il Parlamento vedrà".
Quasi un'apertura, forse contando sul fatto che al Senato una maggioranza a favore dei Dico non c'è. Durante l'incontro delle delegazioni, con Massimo D'Alema, Francesco Rutelli, i sottosegretari Enrico Letta ed Enrico Micheli, il capo dei vescovi italiani, del resto, ha parlato solo del suo recente viaggio in Turchia per commemorare don Santoro. Poi, molta politica estera: uno statuto per le sedi sante, Medio oriente, Cina, Africa. D'Alema, la mattina, aveva incontrato il nuovo Nunzio in Italia monsignor Bertello e anche in quell'occasione aveva cercato il dialogo: "Tanti argomenti ci uniscono, valorizziamoli". Ma non sono i problemi del mondo il motivo delle tensioni di questi giorni.
A molti testimoni perciò è parsa "surreale" l'atmosfera degli incontri all'ambasciata italiana presso la Santa sede, con il tema-unioni di fatto accuratamente scansato. In realtà, la partita può ricominciare in qualsiasi momento perché, come
ha spiegato Bertone, "nessuno può impedire alla Chiesa di parlare di dottrina".
Fonte: Repubblica.it